Ciao Paolo, fratello di elezione

 Ore 16.49: il messaggio che non avrei mai voluto leggere.

Sei andato via in silenzio e, mi dicono, solo.

Piango per la tua morte, come si piange per un fratello. Perché i fratelli e le sorelle di sangue non ce li scegliamo, ma alcuni lo diventano per elezione. Tu, Paolo, sei uno di quelli.

Ora che mi sono ripreso un attimo dalla botta di dolore, sento riaffiorare tutti i ricordi più belli del tempo passato insieme. E a quei ricordi mi aggrappo e sorrido.

Ti conobbi nel 2011, a fine ottobre, durante la settimana del tirocinio precedente la mia assunzione nella Cooperativa Nuove Risposte, quella che, a tutti gli effetti, è diventata la tua famiglia. Eri un utente, ma eri molto più che quello. Quando arrivai da te con il collega che faceva da tutor, ti trovai a letto, come al solito. Elena, la tua badante uscì per fare la spesa e tua madre, la mitica signora Agnese, già ad uno stadio avanzato di Alzheimer, era in cucina a guardare la TV.

La seconda volta che ti vidi, ero da solo, impacciato come non mai. Per la prima volta avevo a che fare con l'igiene di una persona con disabilità - la stessa di Anna, la tetraparesi spastica e l'afasia - e non sapevo dove mettere le mani. Ero stato appena assunto e venivo fuori da un periodo travagliato. Elena, un po' stizzita per la mia incompetenza, mi aiutò a lavarti e sistemarti. Fu quello il primo giorno insieme. Poi ne vennero tanti altri. Sono stato tuo assistente domiciliare per otto anni e in quegli otto anni mi sei entrato nel cuore diventando mio fratello.

I ricordi corrono dal cuore alla testa e si aggrovigliano nel vano tentativo di accoglierli uno ad uno.

Qualcuno però emerge più degli altri.

Ricordo il sabato, quando ancora c'era tua madre che, trascinandosi sulla sua sedia a rotelle, ci raggiungeva in camera tua borbottando non so cosa. Allora, per non farla arrabbiare troppo cominciavo a cantare le canzoni napoletane che le piacevano tanto. Lei si calmava e cantava con me e tu ridevi. C'era pace in quella stanza durante quelle mattine. Ed era bello sentire da lei i ricordi che la malattia ancora non le aveva portato via. Con quanta fierezza diceva di essere di Angri, in provincia di Salerno!

Ma ricordo anche quando scoprii che non eri mai andato a scuola e che quindi non sapevi leggere. Ti proposi di leggerti qualcosa e scelsi per te Il piccolo principe, ma, chissà, forse non ti piaceva come leggevo, oppure, la storia ti sembrava troppo banale per i tuoi quasi cinquanta anni e lasciammo perdere.

Mi ricordo anche quando... no, niente, non ce la faccio a scrivere tutti i ricordi che ho con te, le volte che senza mezzi termini mi mandavi a 'fanculo e io ricambiavo con affetto, scoppiando a ridere subito dopo come due scemi. Quante risate ci siamo fatti insieme!

 Non ce la faccio a scrivere le volte che mi leggevi dentro e mi facevi capire che capivi che qualcosa non andava. Eri un utente, ma pian piano mi portasti, con rispetto e discrezione ad aprirmi a te come ad un amico, come al più caro dei fratelli. Ti raccontavo tante cose di me e tu, sempre, rispettosamente accoglievi, ascoltavi e, a volte, consigliavi a modo tuo, perché non potevi parlare, anche se noi ci capivamo benissimo...

No, niente, non ce la faccio a scrivere tutti i ricordi che ho con te, ma uno sì, lo devo scrivere. È quello che ho più caro in assoluto del tempo che ho passato con te e che custodisco come una preziosissima perla nello scrigno del mio cuore. Era la sera del 31 dicembre 2012. All'epoca si veniva ancora la sera per un'ora per prepararti per la notte. Quella sera sapevi che avevo organizzato il cenone a casa mia con degli amici. E quella sera mi facesti uscire da casa tua con le lacrime agli occhi. Quando ancora ti stavo preparando per la notte, dopo appena mezz'ora di servizio, mi facesti capire che volevi che andassi via. Volevi che andassi via perché era la sera del cenone di capodanno e io dovevo andare a divertirmi con i miei amici e tu, tu non volevi che perdessi tempo. Ovviamente restai per tutta l'ora. Ci saremmo rivisti la mattina seguente alle 8.

Uscii con le lacrime agli occhi perché pensavo a quanto fossi buono, a quanta delicatezza avevi mostrato nei miei confronti. Volevi e ritenevi giusto che io andassi a divertirmi rinunciando a mezz'ora di tempo che ti spettava di diritto. Tu eri lì, nel tuo letto, il tuo contatto con il mondo eravamo praticamente solo noi della cooperativa, eppure, ti preoccupavi per me, per il mio benessere.

Ecco, se penso a te, ora è questo il ricordo che più di tutti descrive al meglio quanto tu sia stato importante per me.

Grazie Paolo.

Ora che sei lassù, saluta Anna da parte mia. Raccontale quante volte ci siamo mandati a 'fanculo, di quante volte abbiamo litigato e, quante altre, ancor più numerose abbiamo riso a crepapelle.

Ma. soprattutto, raccontale di quanto ci siamo voluti bene.

A Dio, Paolo, fratello di elezione.

Grazie di tutto!








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