Ciao Paolo, fratello di elezione
Ore 16.49: il messaggio che non avrei mai voluto leggere. Sei andato via in silenzio e, mi dicono, solo. Piango per la tua morte, come si piange per un fratello. Perché i fratelli e le sorelle di sangue non ce li scegliamo, ma alcuni lo diventano per elezione. Tu, Paolo, sei uno di quelli. Ora che mi sono ripreso un attimo dalla botta di dolore, sento riaffiorare tutti i ricordi più belli del tempo passato insieme. E a quei ricordi mi aggrappo e sorrido. Ti conobbi nel 2011, a fine ottobre, durante la settimana del tirocinio precedente la mia assunzione nella Cooperativa Nuove Risposte, quella che, a tutti gli effetti, è diventata la tua famiglia. Eri un utente, ma eri molto più che quello. Quando arrivai da te con il collega che faceva da tutor, ti trovai a letto, come al solito. Elena, la tua badante uscì per fare la spesa e tua madre, la mitica signora Agnese, già ad uno stadio avanzato di Alzheimer, era in cucina a guardare la TV. La seconda volta che ti vidi, ero da solo, impacci